venerdì 9 novembre 2007

Il profumo di Dio nella famiglia cristiana


Quando in una casa c'è armonia e fiducia tra i componenti, Dio vive in essa.
Sembra una frase scontata, ma oggi nella società " materialista" è molto raro veder tradurre in pratica queste parole. Innanzitutto i genitori debbono essere la boccetta che raccoglie le essenze profumate della Parola divina: se entrambe o una di loro si rompe, le essenze si perdono e anche il profumo svanisce.
E' quello che capita in caso di separazioni, purtroppo frequenti, che distruggono la famiglia senza scampo. E i figli? Senza i genitori presenti nella loro vita non potranno più odorare il sacro profumo dell'unità familiare, quell'unità che fece conoscere loro la presenza di Dio.
Perciò preghiamo affinchè questa piaga delle separazioni non dilaghi ancora di più, che nelle nostre case si respiri l'aria di Dio a pieni polmoni e che i figli non rimangano senza l'ossigeno della verità divina.

martedì 23 ottobre 2007

I figli, questi sconosciuti


Avere un figlio significa scoprire un mondo ogni giorno più nuovo ai nostri occhi. Spesso i nostri figli sono chiusi, non si aprono, e per i genitori essi rappresentano un universo sconosciuto, e ci resta difficile capire, fare nostro.
Molti genitori sopperiscono alle lacune instauratisi tra loro e i ragazzi cercando di diventare loro amici: niente di più errato! Un genitore è e rimane pur sempre l'adulto, colui che merita rispetto e onore ( 4° coman.Onora il padre e la madre), però non deve nel contempo approfittare di questo ruolo diciamo di " comando" per espletare un'educazione troppo rigida e improntata alla paura. DIALOGO: ecco la parola chiave che cancella ogni barriera, che supera l'ostacolo dell'incomprensione, del dubbio, della paura filiale. Gesù dialogava con i bambini, cercava di trarre da essi il seme buono da coltivare in modo da plasmare la loro futura vita di adulti, e così deve fare il genitore cristiano, stare accanto ai ragazzi condividendo le scelte, i timori, i gusti, ma con quel pizzico di genitorialità che non guasta. I figli troveranno in famiglia il proprio punto di riferimento, sapendo di poter contare su un padre e una madre che li amano, e i genitori, pur mantenendo il loro posto di rispetto, avranno la chance in più, quella cioè di poter formare con i propri ragazzi un solo mondo.

Famiglia, cuore pulsante di Dio








Il Signore Dio creò l'uomo e la donna a propria immagine e somiglianza: quante volte abbiamo letto queste parole della Genesi senza capirne a fondo il significato. Un significato tra l'altro molto semplice in quanto indica un amore forte e possente da parte del Creatore, un amore che non voleva rimanere fine a se stesso ma diffondersi il più possibile verso altre creature.
Ecco: la famiglia voluta da Dio nasce su queste premesse, sulla consapevolezza di essere il cuore di Dio che pulsa nella società odierna, dove si cerca a tutti i costi di minimizzarla e di renderla senza forza interiore, dove il demonio cerca di insinuarsi in essa per distruggerla come fece con quella dei nostri progenitori Adamo ed Eva. Perchè il diavolo sa che dove esiste amore, unione, esiste Dio e non può sopportare questa intimità tra il divino e l'umano, tentando disperatamente di rompere questo idillio. E se nella coppia non c'è fede, non c'è un amore responsabilmente voluto, se insomma quello che dovrebbe essere il cuore di Dio non batte nel modo giusto allora il diavolo ha via libera e compie ogni sorta di misfatto, lacerando e distruggendo ogni particella di vita coniugale. Ma se, viceversa, i coniugi hanno dentro di loro il sigillo di Dio e la corazza della fede nulla può separarli e il cuore che li ha uniti nel vincolo del matrimonio sarà legato per sempre al Signore, vivendo con Lui e per Lui.

mercoledì 29 agosto 2007


Amiamoci da veri fratelli in Cristo senza rancori e risentimenti. Non sentiamoci migliori degli altri perchè non lo siamo. Siamo solo creature che dipendono totalmente dal loro Creatore, e da Lui ricevono forza e grazia per proseguire il cammino della Fede. Gesù ci ricorda sempre quanto sia bello e nobile amarsi tra noi come una vera famiglia unita che si dedica interamente al bene dei suoi componenti! Ciascuno di noi è infatti chiamato a realizzare il progetto di Dio sulla Terra, un progetto fatto di amore e misericordia. Via dal nostro cuore dunque ogni sentimento di superbia e facciamoci reciprocamente dono della pace divina.

venerdì 17 agosto 2007

Pregare il S. Rosario in famiglia


Impariamo a pregare il S. Rosario nelle nostre famiglie: Maria sarà presente in mezzo a noi per proteggerci da ogni male. Il demonio teme Maria e il S. Rosario: fugge ogni volta che la preghiera più completa che esiste viene recitata, in quanto la corona benedetta comprende sia la preghiera al Padre ( Credo) allo Spirito Santo ( Gloria) a Gesù
( Misteri) e a Maria ( le decine). Nessun male potrà colpire la famiglia cristiana se essa si abituerà a recitare unita questa stupenda preghiera.
Gesù bussa ogni giorno alla porta del nostro cuore: bussa aspettando che noi lo facciamo entrare. La famiglia cristiana ha il dono di essere ospitale con chi soffre, con chi ha bisogno di aiuto. E ogni volta che alla nostra mensa abbiamo fatto sedere un fratello sofferente, Gesù ha cenato con noi.

giovedì 16 agosto 2007

Maria, autentica testimone della famiglia cristiana

Maria nel silenzio della sua vita dedicata alla missione del Figlio Gesù, non ha tralasciato i suoi doveri di madre e di sposa: la Famiglia per Lei era il centro dei suoi pensieri, il lavoro di Giuseppe, la crescita del Figlio prima e il Suo apostolato dopo.
Ogni momento per Maria era sacro, perchè dono di Dio Padre a Lei, piccola e delicata creatura, scelta per diventare corredentrice dell'umanità.
Essere famiglia dunque, soprattutto per una moglie e una madre cristiana, significa prendere a modello Maria, e nessun altro schema precostituito. In Lei trovano unione la fede e il sacrificio, la forza di amare, di soffrire, di gioire, di pregare. Tutto questo con lo slancio di amore e di affidamento al Padre.

La Fedeltà come grazia del Signore

Dio creò l'uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza: Egli dunque è la Fedeltà personificata e così pure i coniugi, quali immagine del loro Creatore, devono possedere tutte le Sue caratteristiche.
L'uomo non separi ciò che Dio ha unito: i troppi divorzi e separazioni che oggi ci sono, non danno certo l'idea di quanto Dio ci abbia messo amore nel creare la coppia di sposi nel momento in cui questa, un giorno, ha dichiarato con il suo sì fedeltà a Dio e a se stessa.
Preghiamo dunque la Santa Famiglia di Nazareth affinchè questa piaga dolente dei continui sfasci dei vincoli coniugali, nati nel sacramento cristiano, cessi e si torni a vedere nella famiglia la sacralità dell'amore divino.

lunedì 6 agosto 2007

La Trasfigurazione del Signore- 6 agosto



La Festa della Trasfigurazione, trasfigurazione del Signore. La manifestazione particolare della sua vera identità, identità divina, identità gloriosa, identità che Gesù, anzi che Dio stesso concede oggi ai discepoli, ai tre discepoli più vicini a lui, gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, e grazie a loro anche a noi... Una celebrazione allora che ha come suo fondamento un avvenimento storico, una cosa realmente accaduta, un miracolo della vita pubblica di Gesù, prima della sua Pasqua, prima della sua morte e della risurrezione gloriosa, prima di questi ma che racchiude in sé significati profondi, significati che vanno al di là di questa sua morte e della risurrezione, perché il Signore si mostra, si fa vedere così come è veramente, glorioso.
Un punto fondamentale di questo evento, un punto che la caratterizza questa festa, che la caratterizza in modo particolare, univoco è la Teofania. Che cosa significa questa parola? Teofania è la manifestazione, manifestazione di Dio, ma una manifestazione solenne, grande... Nell'Antico Testamento abbiamo molti esempi, molti casi delle manifestazioni di Dio. Dio appariva spesso al popolo eletto. Lo sapevano vedere, riconoscere gli israeliti, forse più di noi... Uno dei segni della sua presenza, di Dio, era la nube, la nube che sia alzava sopra la tenda, nel deserto. O roveto ardente, o terremoto, o la vittoria miracolosa sui nemici... Erano tutte le manifestazioni, teofanie appunto di Dio che voleva essere vicino all'uomo, vicino a noi.
Ma tutte queste manifestazioni veterotestamentarie erano solo un anticipo, una preparazione alla manifestazione definitiva, alla manifestazione massima, la manifestazione della redenzione, della venuta del Signore Gesù Cristo, nato, vissuto tra noi, morto e risuscitato; Gesù, Uomo – Dio. Anche se noi aspettiamo ancora un'altra manifestazione del Signore, l'ultima manifestazione di Gesù, quella della fine dei tempi. Quando ritornerà il Signore con le schiere degli angeli, quando dividerà i buoni dai cattivi.
La manifestazione dunque... la teofania sul Monte, la conferma da parte di Dio Padre, della missione del Cristo della missione che Gesù ha da compiere nel mondo... «Questi è il mio figlio prediletto, ascoltatelo» è il massimo della Teofania. Dio Padre, in presenza dei profeti antichi, di Mosé, di Elia, dei profeti, coloro che hanno preparato la venuta del Messia; in presenza poi dei discepoli, degli Apostoli, dei testimoni prescelti... ecco Dio Padre proclama Cristo suo Figlio, anzi, Figlio prediletto, in cui egli si compiace...
Nel brano di oggi c'è però un'altra parola che non vorrei ci sfuggisse. Questo è il Figlio prediletto, dice, ma dice anche: «Ascoltatelo». Il Padre ci dà un ordine preciso, l'ordine di ascoltare il messaggio del Figlio, di ascoltare Gesù. Anche la Madonna Ss.ma alle nozze di Cana, lei che «ascoltava, meditava e portava le parole di Dio nel proprio cuore, dice ai servi: ascoltatelo, «fate quello che vi dirà». Che significa dunque ascoltare Gesù? Ascoltare... non sentire...! Ascoltare è compiere i suoi comandamenti e particolarmente il primo dei comandamenti, quello dell'Amore. Ascoltare il Signore è comportarsi come egli si è comportato, come lui è vissuto sulla terra, vivere dall'esempio che Gesù ci ha lasciato... E lui ha trascorso tutta la sua vita facendo la volontà di Dio, facendo del bene a tutti, aiutando i bisognosi, sanando i malati, predicando la Buona Novella del Regno di Dio.
Tanti parteciperanno all'Eucaristia oggi. L'Eucaristia è la manifestazione, la nostra teofania di Dio. Non le accompagnano né terremoti, né nubi o saette. Qui però abbiamo tra noi, nelle nostre mani Dio stesso, Dio che si lascia pregare, sentire, toccare, gustare, perfino mangiare... Dio che mangiato nel pane inizia in noi l'opera sua, inizia in noi la nostra trasfigurazione, entra dentro di noi e ci trasfigura, trasforma dal di dentro, quasi dall'interno... Ecco la festa della trasfigurazione, di Dio, di Gesù, ma anche la festa della nostra trasfigurazione, la profezia di ciò che dobbiamo diventare noi. E quando scenderemo dal monte, quando torneremo a casa nostra, ai nostri impegni, dopo l'Eucaristia, possiamo continuare ad essere trasfigurati, luminosi, bianchi, per contagiare con la nostra esperienza, con il nostro esempio anche gli altri. Il Signore ce lo conceda.




domenica 5 agosto 2007

La famiglia che crede vive in sintonia con se stessa

Quante volte ci siamo detti: come fanno in quella famiglia senza sostegno economico, lui disoccupato con i figli e lei casalinga a tirare avanti? Certo, le ristrettezze sono tante, i sacrifici sono innumerevoli, i figli costano, il cibo e il vestiario non bastano più...come si fa? In tante situazioni come questa la fede non trova posto alcuno, si rinnega anche la più piccola parte del nostro credo, certi che Dio ci ha abbandonati. Niente di più falso! Dio non vuole il male per noi, è il diavolo viceversa che vuole allontanarci da Dio per farci diventare sue prede e ci fa credere che è Dio l'artefice delle nostre sciagure. Nelle famiglie dove non c'è fede, la mancanza di sostegno economico dà vita a liti, incomprensioni, disappori, discordie...i coniugi finiscono con l'odiarsi a vicenda e quello che un giorno è stato un matrimonio benedetto da Dio si rivela un fallimento completo. In altre case ciò non avviene: dove regna la presenza di Dio si vive in sintonia gli uni con gli altri, i coniugi si fanno forza a vicenda e i figli si avvicinano ai genitori rincuorandoli.
Gesù è la fonte del benessere familiare, Lui ha vissuto in una famiglia dove il sacrificio era presente, e da questo sacrificio ne è uscito rinforzato il vincolo famiiare. Chiediamo aiuto a Gesù affinchè plasmi le nostre famiglie a modello della Sua.

sabato 4 agosto 2007

Parola di vita di agosto 2007

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù" (Eb 12, 1-2).

La vita dei cristiani a cui si indirizza la lettera agli Ebrei conosce prove e sofferenze. A volte ci sarebbe da scoraggiarsi: perché non scegliere una via più facile, perché non arrendersi?

L’autore dello scritto invita invece a proseguire nella strada intrapresa: è difficile, costa, ma la via del Vangelo è quella che porta alla pienezza della vita. Anzi, egli incita i cristiani a correre e a rimanere saldi anche sotto il peso dei patimenti.

Come ad ogni atleta così ad ognuno di noi che decide di seguire Gesù, per giungere alla mèta occorre la perseveranza, ossia la resistenza, la capacità di tenuta, che ci viene dalla convinzione che Dio è con noi e dalla ferma decisione di volercela fare.

Ma soprattutto siamo invitati a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù, che ci ha preceduto e ci fa da guida. Egli infatti, sulla croce, specialmente quando si sente abbandonato dal Padre, è il modello del coraggio, della perseveranza, della sopportazione: ha saputo rimanere saldo nella prova e si è riabbandonato nelle mani di quel Dio da cui si sentiva abbandonato[1].

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù".

Chiara Lubich parla spesso di Gesù che affronta con coraggio, senza arrendersi, la prova più grande: è il modello della nostra corsa e di come si superano le prove. Ogni nostro dolore o prova della vita è già stato fatto proprio da Gesù nel suo abbandono sulla croce.

Lasciamo che sia lei stessa ad indicarci come tenere lo sguardo su di Lui.

"Siamo presi dalla paura? Gesù in croce nel suo abbandono non appare forse invaso dalla paura che il Padre si sia dimenticato di Lui?"

Quando siamo presi dallo sconforto e dallo scoraggiamento, possiamo ancora guardare a Gesù che in quel momento "sembra sommerso dall’impressione che nella sua passione manchi il conforto del Padre e pare che stia perdendo il coraggio di concludere la sua dolorosissima prova (…). Le circostanze ci portano ad essere disorientati? Gesù in quel tremendo dolore sembra non comprendere più nulla di quanto gli sta succedendo dato che grida 'Perché?' (…) E quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trauma, o da una disgrazia imprevista, o da una malattia o da una situazione assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù abbandonato che tutte queste prove e mille altre ancora ha impersonato"[2].

In ogni nostra difficoltà egli ci è accanto, pronto a condividere con noi ogni dolore.

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù".

Come vivere dunque questa Parola? Guardando a Gesù e abituandoci a "chiamarlo per nome nelle prove della nostra vita. Così gli diremo: Gesù Abbandonato-solitudine, Gesù Abbandonato-dubbio, Gesù Abbandonato-ferita, Gesù Abbandonato-prova, Gesù Abbandonato-desolazione e così via.

E chiamandolo per nome, egli si vedrà scoperto e riconosciuto sotto ogni dolore e ci risponderà con più amore; ed abbracciandolo diverrà per noi: la nostra pace, il nostro conforto, il coraggio, l’equilibrio, la salute, la vittoria. Sarà la spiegazione di tutto e la soluzione di tutto"[3].

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù".

Così è stato per Luigia che anni fa trovò un foglietto con il commento a questa Parola di vita. Lei stessa racconta: "Improvvisa piomba la notizia terribile: il mio primogenito, di 29 anni, ha subito un incidente stradale ed è gravissimo. Corro in ospedale col cuore in gola. Mio figlio è lì, immobile, assente. Sono disperata. Nei giorni di angosciosa attesa passo per caso nella cappella dell’ospedale e trovo la Parola di vita che mi invita a tenere lo sguardo su Gesù abbandonato. La leggo attentamente: sì, mi dico, parla proprio della mia prova… La stanza di rianimazione, ormai senza speranza, non appare più un martirio: è un legame con l’amore di Dio. E sono capace, tenendo la mano di mio figlio, di pregare per lui che mi lascia. È morto e mai l’ho sentito così vivo".

A cura di Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara



[1] Cf Mc 15, 34.

[2] In cammino col risorto, Città Nuova, Roma 1994, p. 148-149.

[3] Ibid., p. 149.

Parola di vita di agosto 2007

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù" (Eb 12, 1-2).

La vita dei cristiani a cui si indirizza la lettera agli Ebrei conosce prove e sofferenze. A volte ci sarebbe da scoraggiarsi: perché non scegliere una via più facile, perché non arrendersi?

L’autore dello scritto invita invece a proseguire nella strada intrapresa: è difficile, costa, ma la via del Vangelo è quella che porta alla pienezza della vita. Anzi, egli incita i cristiani a correre e a rimanere saldi anche sotto il peso dei patimenti.

Come ad ogni atleta così ad ognuno di noi che decide di seguire Gesù, per giungere alla mèta occorre la perseveranza, ossia la resistenza, la capacità di tenuta, che ci viene dalla convinzione che Dio è con noi e dalla ferma decisione di volercela fare.

Ma soprattutto siamo invitati a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù, che ci ha preceduto e ci fa da guida. Egli infatti, sulla croce, specialmente quando si sente abbandonato dal Padre, è il modello del coraggio, della perseveranza, della sopportazione: ha saputo rimanere saldo nella prova e si è riabbandonato nelle mani di quel Dio da cui si sentiva abbandonato[1].

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù".

Chiara Lubich parla spesso di Gesù che affronta con coraggio, senza arrendersi, la prova più grande: è il modello della nostra corsa e di come si superano le prove. Ogni nostro dolore o prova della vita è già stato fatto proprio da Gesù nel suo abbandono sulla croce.

Lasciamo che sia lei stessa ad indicarci come tenere lo sguardo su di Lui.

"Siamo presi dalla paura? Gesù in croce nel suo abbandono non appare forse invaso dalla paura che il Padre si sia dimenticato di Lui?"

Quando siamo presi dallo sconforto e dallo scoraggiamento, possiamo ancora guardare a Gesù che in quel momento "sembra sommerso dall’impressione che nella sua passione manchi il conforto del Padre e pare che stia perdendo il coraggio di concludere la sua dolorosissima prova (…). Le circostanze ci portano ad essere disorientati? Gesù in quel tremendo dolore sembra non comprendere più nulla di quanto gli sta succedendo dato che grida 'Perché?' (…) E quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trauma, o da una disgrazia imprevista, o da una malattia o da una situazione assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù abbandonato che tutte queste prove e mille altre ancora ha impersonato"[2].

In ogni nostra difficoltà egli ci è accanto, pronto a condividere con noi ogni dolore.

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù".

Come vivere dunque questa Parola? Guardando a Gesù e abituandoci a "chiamarlo per nome nelle prove della nostra vita. Così gli diremo: Gesù Abbandonato-solitudine, Gesù Abbandonato-dubbio, Gesù Abbandonato-ferita, Gesù Abbandonato-prova, Gesù Abbandonato-desolazione e così via.

E chiamandolo per nome, egli si vedrà scoperto e riconosciuto sotto ogni dolore e ci risponderà con più amore; ed abbracciandolo diverrà per noi: la nostra pace, il nostro conforto, il coraggio, l’equilibrio, la salute, la vittoria. Sarà la spiegazione di tutto e la soluzione di tutto"[3].

"Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù".

Così è stato per Luigia che anni fa trovò un foglietto con il commento a questa Parola di vita. Lei stessa racconta: "Improvvisa piomba la notizia terribile: il mio primogenito, di 29 anni, ha subito un incidente stradale ed è gravissimo. Corro in ospedale col cuore in gola. Mio figlio è lì, immobile, assente. Sono disperata. Nei giorni di angosciosa attesa passo per caso nella cappella dell’ospedale e trovo la Parola di vita che mi invita a tenere lo sguardo su Gesù abbandonato. La leggo attentamente: sì, mi dico, parla proprio della mia prova… La stanza di rianimazione, ormai senza speranza, non appare più un martirio: è un legame con l’amore di Dio. E sono capace, tenendo la mano di mio figlio, di pregare per lui che mi lascia. È morto e mai l’ho sentito così vivo".

A cura di Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara



[1] Cf Mc 15, 34.

[2] In cammino col risorto, Città Nuova, Roma 1994, p. 148-149.

[3] Ibid., p. 149.

Preghiera

PREGHIERA A MARIA AUSILIATRICE SCRITTA DA DON BOSCO

O Maria vergine potente

Tu grande e illustre difesa della Chiesa,

Tu aiuto mirabile dei cristiani,

Tu terribile come esercito schierato in battaglia,

Tu che hai distrutto da sola tutte le eresie del mondo,

Tu nelle angustie, nelle lotte, nelle necessità

Difendici dal nemico e nell’ora della morte

Accoglici in Paradiso. Amen

giovedì 2 agosto 2007

Famiglia Nuova

Questo blog nasce dalla consapevolezza che essere famiglia oggi è molto difficile, soprattutto se si vuole vivere in una dimensione di autentica cristianità. L'amore tra i coniugi qui è visto come un dono divino, come un carisma dello Spirito Santo, un legame che nasce dal rispetto reciproco e dal valore evangelico della figura del coniuge. Gli stessi rapporti famigliari con i figli si rivestono di una luce nuova, che vede nell'amore della Santa Famiglia di Nazareth il modello da imitare.
Chiediamo aiuto ai Santi Sposi Maria e Giuseppe e al loro Figlio Gesù affinchè le nostre famiglie abbiano da loro conforto, guida e sostegno.